Barcellona, città di 1,7 milioni di abitanti, con circa 180 nazionalità, bilinguismo ufficiale e governo autonomo, è la città ideale per iniziare la mia esperienza di mobilità legata all'inclusione di migranti e rifugiati nelle scuole europee.
Il corso è organizzato dall'agenzia Shipcon che in città ha sede su la Rambla de Catalunya 115, al nono piano di un edificio che si affaccia sulla multiculturalità.
PRIMO GIORNO 4 novembre 2019
Il nostro gruppo è composto da 21 persone di varie nazionalità (greci, turchi, portoghesi, tedesche e polacche. Io sono l'unica italiana!).
Il nostro trainer si chiama Michael Hughes ed è inglese. Il livello di lingua richiesto per poter seguire e partecipare al dibattito è piuttosto alto.
Sono rappresentati tutti i gradi e i tipi di scuola: tra i greci ci sono alcune maestre e altri insegnanti di scuola superiore, il gruppo delle tedesche rappresenta una scuola professionale per adulti, le polacche lavorano in una scuola secondaria e il gruppo dei turchi si occupa di una scuola superiore femminile. Le due ragazze portoghesi sono: una psicologa che lavora nelle scuole e una nell'ambito del sociale.
L'eterogeneità è una ricchezza e mi rendo conto che avrò un buon allenamento a riflettere sul tema di migranti e rifugiati da varie angolazioni.
Le prime attività servono a conoscerci e a conoscere la situazione lavorativa che ognuno di noi si trova ad affrontare ogni giorno.
Immediatamente emergono realtà come quella greca in cui i rifugiati appena arrivati sono quasi esclusivamente bambini, oppure quella tedesca in cui non c'è praticamente contatto con le famiglie trattandosi di adulti.
I problemi comuni percepiti sono quelli che riguardano:
-La conoscenza della lingua
-La scarsa alfabetizzazione di partenza
-La percezione della comunità che li accoglie
-La segregazione e la discriminazione sociali nascoste
Nelle foto potete vedere la lista di problemi comuni che, discutendo tra noi, prende forma.
Tutto il materiale del corso è disponibile in allegato diviso per ogni giorno.
day_1_irie.pdf | |
File Size: | 1095 kb |
File Type: |
Secondo giorno: 5 novembre 2019
Questa mattina siamo partiti dall'accoglienza degli alunni migranti nelle nostre scuole. Abbiamo evidenziato la necessità di conoscerli e farli conoscere agli altri attraverso un linguaggio non verbale (chiedere ad esempio quali sono i gesti offensivi nella loro lingua). Abbiamo stilato insieme una lista di argomenti che sviluppino l'inclusione.
La modalità di lavoro nel corso è quella del lavoro a piccoli gruppi. È importante ruotare nei gruppi per avere sempre una diversificazione di prospettive e conoscere meglio le situazioni degli altri paesi.
Inoltre vengono usati dei giochi di ruolo (energizer) per metterci in situazione. Ad esempio giochi di comunicazione non verbale (spiegare un'azione senza usare una lingua comune), di organizzazione e socializzazione (distribuirsi in base all'età, all'ordine alfabetico, ecc.)
La prima riflessione è sulla tipologia di problemi che ogni nazionalità, fascia di età e condizione (migranti, rifugiati, minoranze) comporta. Nella foto qui sotto avete una lista dei problemi che abbiamo evidenziato.
Il secondo punto riguardava l'organizzazione e gli adattamenti che una scuola dovrebbe fare per venire incontro alle esigenze dei migranti e dei rifugiati.
Ad esempio:
-Creare una mensa halal
-Dare la possibilità ai praticanti di altre religioni di prendere dei giorni di festa oltre quelli stabiliti dal Ministero
-Aumentare e sovvenzionare le ore di insegnamento della lingua nazionale
-Dotare gli alunni migranti o rifugiati di dispositivi per poter ricorrere a traduzioni e altre facilitazioni per la comprensione dei contenuti
-Utilizzare lì dove possibile l'insegnamento CLIL
Infine il terzo argomento di discussione è stato quello di concordare in gruppo quali siano gli elementi identificativi di una nazionalità o etnia.
La discussione è stata molto animata e la lista di punti è davvero infinita!
Nelle foto, i giochi di ruolo e il tempo libero a Barcellona
day_2_irie.pdf | |
File Size: | 1326 kb |
File Type: |
Terzo giorno: 6 novembre 2019
Abbiamo iniziato la giornata con due testimonianze di buone pratiche:
-una pubblicazione plurilingue del gruppo polacco
-il video di accoglienza e inclusione di un gruppo di bambini rifugiati nella scuola di Kato Kamila, Serres, Grecia.
Proprio da questo video parte la nostra discussione che oggi si concentra sui livelli di intervento che sono:
-MACRO (politiche governative, direttive europee, ecc.)
- MESO (contatto e collaborazione con enti locali, provincia, associazioni, ONG, gruppi di volontariato ecc.)
- MICRO (tutte le buone pratiche possibili all'interno di ogni istituto scolastico).
In gruppi, di nuovo, veniamo invitati a condividere le problematiche proprie di ogni livello enunciato percepite da ogni paese partecipante.
Ad esempio emerge la scarsa partecipazione delle famiglie dei ragazzi rifugiati o migranti alla quotidianità scolastica. In risposta ci viene presentato l'APPT (Academic parent teacher team) una sorta di gruppo di lavoro formato da insegnanti e genitori per rendere questi ultimi in grado di aiutare i propri figli nel lavoro scolastico, prima di tutto riconoscendone l'importanza, poi spiegando bene il funzionamento e infine programmando un protocollo di incontri e feedback.
Sì definisce dunque la differenza tra
-Coach: colui che "allena" alla prestazione, alla performance, ad esempio colui che prepara ad un'interrogazione o ad un esame
- Mentor: colui che progetta insieme e supporta e valorizza e verifica l'evoluzione della crescita e dell'apprendimento dell'alunno migrante o rifugiato.
Il workshop è basato su "Energizer" fatti di :
-Role play
-Cre-activies
-Scenarios
-Problem solving
Qui alcune foto che dimostrano queste dinamiche di gruppo.
day_3_irie.pdf | |
File Size: | 1865 kb |
File Type: |
Quarto giorno: 7 novembre 2019
I due topic del giorno sono:
La lingua
La progettazione
La lingua: problema e risorsa. La progettazione di azioni concrete.
Si è evidenziato l'elemento fortemente identificativo della lingua soprattutto per i rifugiati che decidono di non perderla come eredità della propria cultura, mentre i migranti spesso preferiscono non parlarla (fino al paradosso delle seconde generazioni che non la conoscono) per affrettare un processo di integrazione o per effetto mimetizzante.
La lingua e l'acquisizione della lingua del paese di arrivo sono sicuramente un argomento cruciale nelle nostre pianificazioni. Da essa non si può prescindere.
Dopo aver visto e discusso riguardo un video sul dispositivo di acquisizione naturale di una lingua teorizzato da Chomsky, abbiamo riflettuto sull'importanza di apprendere una lingua prima della pubertà, sulla motivazione e sull'overloading e sull'importanza di conservare la lingua di provenienza come elemento radicante la cultura materna.
La discussione, anche questa volta organizzata in gruppo ha portato alla luce una metodologia vincente riguardo l'approccio al problema:
1. Identificare il problema (la lingua)
2. Risalire alle cause
3. Considerare le conseguenze
4. Ipotizzare le soluzioni pratiche e le strategie da mettere in atto al macro, meso e micro livello.
La foto che vedete in calce rappresenta tutte le buone pratiche che possono essere messe in atto, frutto della nostra collaborazione.
Role play: impariamo il turco!
In questo role play io e una collega polacca siamo state invitate a far parte di un gruppo di colleghi turchi a cui è stato dato un oggetto e che, in turco, dovevano insegnarci almeno venti usi che si potevano fare di quell'oggetto.
Non solo l'attività è stata molto divertente, ma in poco tempo siamo riusciti a capire alcune semplicissime norme della grammatica turca (la struttura SOV ad esempio, oppure la terminazione MAK o MEK per gli infiniti).
Change attitude: video presentato dalla scuola di Kato Kamila.
Role play: imparo il turco!
day_4_irie.pdf | |
File Size: | 1356 kb |
File Type: |
Quinto giorno: 8 novembre 2019
I topic dell'ultimo giorno sono stati:
- Early child education
Abbiamo preso in esame il caso del progetto CARE (uno sceening completo dei sistemi scolastici di educazione primaria in Europa per mettere in evidenza punti di forza e punti di debolezza di ogni paese.
Lo studio è reperibile al sito:
www.ecec-care.org
- Minorities policies (con la visione di tre video sull'integrazione della comunità romanì in UK, Slovakia e Francia)
Uno dei concetti che mi è sembrato più interessante nell'ultima giornata è stata la definizione di
DENIED SUPPORT, ovvero tutto ciò che si potrebbe fare (perchè regolato dalle direttive europee) ma che realmente non si fa. Spesso è in questo gap che risiede la frustazione di milioni di migranti e addetti alla loro inclusione.
Dopo aver fatto un breve excursus sulle principali leggi che definiscono l'integrazione e l'inclusione dei migranti e rifugiati, ciò che mi è sembrato particolarmente interessante è la differenza tra:
Direttiva (sostanzialmente un invito che l'Europa fa ai singoli paesi che si impegnano ad adattare la normativa alle leggi e le risorse del proprio territorio).
Regolamentazione (una applicazione pratica della legge dalla quale non è possibile prescindere. Ad esempio la regolamentazione sulla privacy).
Infine, dopo aver riflettuto sulla complessità della nostro ruolo come educatori ed aver ricevuto gli attestati di partecipazione, ci siamo salutati con la speranza di mantenere i contatti con qualche scuola per creare reti di realtà consapevoli.
day_5_irie.pdf | |
File Size: | 1166 kb |
File Type: |