www.idec.gr
IDEC SA, Iroon Politecneiou 96 Avenue, 18536 Piraeus - Greece
Tel: +30 210 4286227, fax: +30 210 4286228, e-mail: [email protected]
"INTERCULTURAL COMPETENCES"
Training Course
27-31 maggio 2019
Day 1 Monday
09:00 – 10:30 Training
10:30 – 10:45 Coffee break
10:45 – 12.15 Training
12:15 – 13:00 Intercultural table
13:00 – 14:30 Training
Programme
Welcome – registrations
Presentation and expectations of participants - interview
Presentation of the training course
Cultures and stereotypes:
Exercise - Who am I?
Illustration of the concept of culture, key categories (ethnic group, race, racism, multiculturalism, gender, nationality, religion)
Prejudices and stereotypes
Obstacles to integration
Xenophobia and racism Exercise – Racism
Activity – National Stereotypes
Activity - The own social and cultural identity
Cross-Cultural Checklist
Activity= Personal Values
Activity-prejudice and discrimination
History of migration:
History and reasons for migration
Source of information on history of world globalisation
Current situation in Europe and the world
History of migration
Geopolitics
Migrants and refugees Economic impact of migration
The refugee problem actually
Exercise – We are All Similar and Different
Exercise – Emotion Game
Exercise – Cross cultural check-list
Day 2 Tuesday
09:00 – 10:30 Training
10:30 – 10:45 Coffee break
10:45 – 12.15 Training
12:15 – 13:45 Lunch
13:45-15:15 Training
Programme
Cultural Shock:
Stages of cultural sock
Exercise - Recognize the cultural shock
Intercultural competences:
Situations of intercultural imbrications
Geert Hofstede 5 Dimensions
Case study-the story of Ali
Exercise - What do they need to know about us
Legislation:
Basic legal concepts: citizenship, nationality, residence permit, family reunion
Exercise - Greek and Irish
Principles fixed in the project of the new European Constitution
European law on migration
Exercise – Directive 2003/109/EC
Human rights and rules against discrimination - Convention of Geneva (1951)
Human rights:
European Declaration of human rights
European Convention of human rights
European Declaration against illegal traffic of immigrants
Directive 2000/78
Directive 2000/43
Activity - National laws on migration (entry, asylum, permanence, integration, work, health services, children and family law)
Day 3 Wednesday
09.00 – 12:00 Study visit
12;00 - 14:00 Training
14:00 - 14:45 Coffe break-lunch
14:45 - 15:15 Training
Programme
Study visit to an Intercultural Education School
Reflexion of the study visit
Intercultural communication:
Video – intercultural communication
Intercultural communication
The cultural iceberg
Activity- Iceberg with the visible and invisible culture differences at a school
Message, Intention, Ability to listen, Empathy, Feed – back
Activity – The car crash
Peculiarities of intercultural communication
Non-verbal communication styles
Gender typical communication
Group dynamics, norms, roles, cultural filter
Simulation – the trilateral agreement, Coding, decoding, Analysis of the situation, clarification, capacity to stand back Stereotypes, common places and prejudices
Activity – Barriers to intercultural communication
Activity – assertive communication
The Wright Family Story
Kolb's learning styles
Gender communication style
Exercise-Respect
Non-verbal communication
Cultural differences in Body Language
Activity – Non- verbal communication
Non-verbal communication to teach children about strength
Day 4 Thursday
09:00 – 10:30 Training
10:30 – 10:45 Coffee break
10:45 – 12.15 Training
12:15 – 13:45 Lunch
13:45-15:15 Training
Programme
Problem solving:
Analysis of solving strategies
Multi-faced problems and multi-faced solutions
SWOT analysis
Win-win strategy for problem solving -Example of win-win situation – The orange case
Factors supporting a conflict
Role play game – Problem at school
Intercultural conflict management:
Causes of conflict in the classroom
Activity-Conflict management style
Exercise – Who you are makes the difference
Methods and instruments for constructive conflict management
Exercise – Who you are is what it counts story
Help students to recognise and express their feelings
Day 5 Friday
09:00 – 10:30 Training
10:30 – 10:45 Coffee break
10:45 – 12.15 Training
12:15 – 13:45 Lunch
13:45-15:15 Training
Programme
New migrants students in our school
Challenges and opportunities
Needs of newly arrivals
Models of school integration
Organising support
Create community project
Prepare your class
Support families
Preparing a lesson:
Lesson roadmap (what it is, uses, hints)
Activity – Barriers on the workplace
Exercise-Lesson road map
Greek culture presentation
Reflexion - evaluation of the training course
Certificates – Europass Mobility
Closure and farewell
Lunedì 27 maggio 2019
Pregiudizi e stereotipi
Uno stereotipo è una scorciatoia mentale usata per incasellare persone o cose in determinate categorie stabilite. Sono delle valutazione rigide, inflessibili, che si riferiscono a concetti mai appresi in maniera diretta, ma mediati dal senso comune.
Gli stereotipi sono delle particolari rappresentazioni mentali, o idee sulla realtà, che se dovessero essere condivise da grandi masse in determinati gruppi sociali, prenderebbero il nome di stereotipi sociali.
Permettono di attribuire, senza nessuna distinzione o critica, delle caratteristiche a un’intera categoria di persone, senza tener conto delle possibili differenze che potrebbero, invece, essere rilevate. Per questo, gli stereotipi sono spesso delle valutazioni o giudizi grossolani non del tutto corretti. Si tratta di idee difficilmente criticabili perchè legati alla provenienza culturale o alla personalità.
Insomma, lo stereotipo non è nient’altro che un giudizio che si forma su una determinata cultura o classe sociale. Questo giudizio può diventare pregiudizio quando non deriva da una conoscenza diretta, ma appresa. Il più delle volte si tratta di valutazioni spicce legate sempre a giudizio negativo non sottoponibile alla critica. Non si tratta di un concetto errato, sbagliato, ma di un pregiudizio vero e proprio. Un pensiero, dunque, diventa pregiudizio solo quando resta irreversibile anche alla luce di nuove conoscenze.
Il pregiudizio su alcune categorie di persone, spesso, induce a modificare il proprio comportamento sulla base a queste credenze.
Gli stereotipi sono delle particolari rappresentazioni mentali, o idee sulla realtà, che se dovessero essere condivise da grandi masse in determinati gruppi sociali, prenderebbero il nome di stereotipi sociali.
Permettono di attribuire, senza nessuna distinzione o critica, delle caratteristiche a un’intera categoria di persone, senza tener conto delle possibili differenze che potrebbero, invece, essere rilevate. Per questo, gli stereotipi sono spesso delle valutazioni o giudizi grossolani non del tutto corretti. Si tratta di idee difficilmente criticabili perchè legati alla provenienza culturale o alla personalità.
Insomma, lo stereotipo non è nient’altro che un giudizio che si forma su una determinata cultura o classe sociale. Questo giudizio può diventare pregiudizio quando non deriva da una conoscenza diretta, ma appresa. Il più delle volte si tratta di valutazioni spicce legate sempre a giudizio negativo non sottoponibile alla critica. Non si tratta di un concetto errato, sbagliato, ma di un pregiudizio vero e proprio. Un pensiero, dunque, diventa pregiudizio solo quando resta irreversibile anche alla luce di nuove conoscenze.
Il pregiudizio su alcune categorie di persone, spesso, induce a modificare il proprio comportamento sulla base a queste credenze.
Chi di noi non ha pregiudizi e, parlando, non ha usato luoghi comuni? Chi di noi non ha associato anche una sola volta la Svizzera con gli orologi? E chi non ha accomunato la Germania a wurstel e crauti? La realtà è che viviamo in un mondo di pregiudizi e chi non ne ha scagli la prima pietra ( citazione on line)
Tra i tanti materiali proposti molti video, i tentativi di guardare alle differenze come opportunità sono presenti in molti paesi anche in quelli che noi riteniamo più avanzati e preparati ad includere ed integrare.
La nostra trainer del corso ci ha proposto un diario di bordo, un passaporto per l’apprendimento dove scrivere gli aspetti più significativi imparati durante ogni giorno di formazione, uno strumento per “viaggiare” in altre culture e con persone di altre culture.
Martedì 28 maggio
Nikaia - un istituto superiore sperimentale per l’integrazione
L’obiettivo dell’educazione interculturale in Grecia, prima del 1975, era uniformare chi veniva da altri paesi alle caratteristiche principali della cultura del paese. Le specificità linguistiche, culturali ed educative degli studenti stranieri erano considerate un problema poco importante. Negli anni ‘80 la situazione cambia ele differenze vengono rivalutate, il bagaglio culturale degli studenti non viene più percepito come un “peso” ma semplicemente come una specificità, una differenza. L’obiettivo è quello di assumere un atteggiamento di rispetto delle differenze e la loro integrazione nella cultura del paese di accoglienza. L’istituto cerca di valorizzare tutte le culture, incoraggiare l’accoglienza delle caratteristiche altrui, di offrire le stesse opportunità a tutti gli studenti, di sostenere l’acquisizione e il potenziamento delle competenze, di evitare atteggiamenti di paura nei confronti di ciò che percepiamo “diverso”. Il quartiere dove è collocato l’istituto è caratterizzato da una forte immigrazione soprattutto dall’Armenia, esistono infatti scuole armene ma molti frequentano le scuole greche. La crisi economica ha drasticamente ridotto i numeri degli studenti stranieri tuttavia su 224 ragazzi circa il 13% vengono da altri paesi come l’Albania, il Pakistan, l’Armenia, la Serbia ecc. e partecipano a tutte le attività soprattutto ai laboratori teatrali, musicali.
Magda Lini Vlami, l’insegnante che ci ha accolti, ci racconta sorridendo le tante storie di ragazzi immigrati che hanno realizzato percorsi positivi e di successo formativo.
Il nostro gruppo, nella foto in basso a destra, è rimasto positivamente colpito dall’accoglienza e dalle modalità inclusive attivate per i ragazzi migranti e rifugiati, frequentare un istituto superiore senza conoscere la lingua è un’impresa ardua ma possibile.
Magda Lini Vlami, l’insegnante che ci ha accolti, ci racconta sorridendo le tante storie di ragazzi immigrati che hanno realizzato percorsi positivi e di successo formativo.
Il nostro gruppo, nella foto in basso a destra, è rimasto positivamente colpito dall’accoglienza e dalle modalità inclusive attivate per i ragazzi migranti e rifugiati, frequentare un istituto superiore senza conoscere la lingua è un’impresa ardua ma possibile.
Nelle esperienze Erasmus che hanno come obiettivo l’integrazione dei migranti e l’intercultura, si incontrano persone accoglienti e disposte alla relazione con le quali interagire è semplice e decisamente piacevole. Chi lavora con persone che vengono da situazioni complicate ed anche dolorose sviluppa un’empatia con l’altro che Betty, la nostra trainer, non si stanca di ripetere che è il requisito fondamentale nelle relazioni e nelle relazioni tra docenti e studenti, tutti, ma in particolar modo con quelli che hanno bisogno di accettazione e di valorizzazione in un contesto che invece sembra rifiutarli e sminuirli. La xenofobia ed il razzismo sono atteggiamenti indotti ed alimentati soprattutto nelle fasi storiche di recessione economica, la povertà materiale è spesso solo un aspetto di una povertà più in generale umana. |
Materiali su cui riflettere
Mercoledi 29 maggio
Intercultural communication
The Different Types of Hofstede's DimensionsGeert Hofstede is a professor who researched how people from different countries and cultures interact based on different categories of cultural dimensions. Those categories are:
- Power Distance: This dimension expresses the degree to which the less powerful members of a society accept and expect that power is distributed unequally.
- Individualism vs. Collectivism: This dimension focuses on the questions about whether people prefer a close knit network of people or prefer to be left alone to fend for themselves.
- Masculinity vs. Femininity: Masculinity represents a preference in society for achievement, heroism, assertiveness and material reward for success. Its opposite, femininity, stands for a preference for cooperation, modesty, caring for the weak and quality of life.
- Uncertainty Avoidance: This dimension expresses the degree to which the member of a society feels uncomfortable with uncertainty and ambiguity.
- Long-term vs. Short-term Orientation: Long-term orientation dimension can be interpreted as dealing with society's search for virtue. Societies with a short-term orientation generally have a strong concern with establishing the absolute truth.
Lo stile del corso e’ mettere in pratica la teoria, misurarsi sempre con la realtà. Ci dobbiamo misurare con delle persone reali che vengono da altre sensibilità, da altre culture e dobbiamo porci di fronte ad esse cercando di capire i diversi significati che danno agli stessi gesti. Non si tratta di negare la propria personalità ma di arricchirla e condividerla con altri.
Giovedi 30 maggio
Una competenze interculturali e’ l’osservazione e la comprensione delle differenze culturali di cui tutti gli studenti sono portatori ma in modo particolare quelli che provengono da altri paesi per le più differenti ragioni.
Le persone comunicano in modi diversi.
Tutti ci aspettiamo dagli altri per esempio rispetto...
Gender communication styles
Anche gli stili cognitivi fanno una grande differenza. Kolb ha teorizzato le principali caratteristiche degli stili cognitivi individuali.
La comunicazione e’ fatta di tanti elementi: gesti, suoni, parole... tra le competenze interculturali e’ indispensabile la consapevolezza e la conoscenza dei diversi significati che stessi gesti e stesse parole possono avere.
E cambiano in base agli interlocutori così le modalità con cui si comunica tra individui della stessa famiglia non sono le stesse che vengono utilizzate con soggetti esterni al proprio nucleo. A questo proposito si trovano molti elementi di riflessione in https://files.eric.ed.gov/fulltext/ED425131.pdf.
E cambiano in base agli interlocutori così le modalità con cui si comunica tra individui della stessa famiglia non sono le stesse che vengono utilizzate con soggetti esterni al proprio nucleo. A questo proposito si trovano molti elementi di riflessione in https://files.eric.ed.gov/fulltext/ED425131.pdf.
Tips to communicate well non verbally with people from other cultures
La tecnica del problem solving aiuta molto l’integrazione e l’inclusione in un contesto comunicativo
Accettare le idee altrui, valorizzare i contributi senza formulare giudizi od esprimere “valutazioni”.
DescrizioneL'analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce di un progetto o in un'impresa o in ogni altra situazione in cui un'organizzazione o un individuo debba svolgere una decisione per il raggiungimento di un obiettivo.
Venerdi 31 maggio
Conflict management
La comunicazione interculturale è definita come un insieme di interazioni tra persone di culture diverse, che consiste in un processo di scambio, negoziazione e mediazione delle differenze culturali attraverso il linguaggio, i gesti non verbali e le relazioni spaziali.
Come competenza, la comunicazione interculturale implica la capacità di essere consapevoli di come le differenze culturali influenzano processo di comunicazione e dei suoi risultati. Attraverso questa competenza ci rendiamo conto le distinzioni tra persone provenienti da culture diverse.
Essere competente sulla comunicazione interculturale può aiutare i professionisti WBL a:
Come competenza, la comunicazione interculturale implica la capacità di essere consapevoli di come le differenze culturali influenzano processo di comunicazione e dei suoi risultati. Attraverso questa competenza ci rendiamo conto le distinzioni tra persone provenienti da culture diverse.
Essere competente sulla comunicazione interculturale può aiutare i professionisti WBL a:
- Comprendere come persone provenienti da diversi background culturali si comportano, comunicano, esprimono sentimenti e percepiscono il mondo
- Comprendere le differenze culturali di base che influenzano la comunicazione interculturale
- Identificare diverse forme e mezzi di comunicazione interculturale e come gestirli
- Comprendere i principi e le condizioni di un’efficace comunicazione interculturale
- Evitare conflitti culturali connessi con la comunicazione
- Migliorare la comunicazione verbale e non verbale
- Migliorare nel riconoscere e nell’intraprendere comportamenti comunicativi
- Migliore la capacità di adattamento ad un nuovo ambiente
- Migliorare la comprensione della propria cultura e di trovare il proprio posto in una società
- Ridurre la sensazione di ansia in contatto con i membri di altre culture
- Conoscere usi e comportamenti abituali dei membri di altre culture
- Miglioramento delle capacità relative alla risoluzione dei conflitti interculturali
- Metodi diretti versus metodi indiretti per trattare con divergenze
- Schemi emotivamente espressivi versus schemi emotivamente trattenuti per affrontare la dimensione affettiva di interazione del conflitto.
La teoria di Hammer afferma che le persone hanno bisogno di capire e riconoscere che vi sono differenze negli stili di conflitto in tutte comunità culturali, con la consapevolezza che dobbiamo imparare a capire gli uni dagli altri e come affrontare e risolvere i conflitti interculturali. I quattro principali stili di risoluzione dei conflitti sono:
- Discussione. Questo stile implica l’uso di un percorso verbalmente diretto: “dici quello che intendi e intendi quello che dici”. All’interno di questo stile, quando si parla di disaccordo, le persone tendono a non inserire i propri sentimenti personali nella discussione. Esempi di culture che in genere utilizzano questo stile di comunicazione sono culture del Nord Europa e bianchi nordamericani.
- Impegno. Questo stile è conflittuale e verbalmente diretto e usa una forte comunicazione verbale e non verbale. In questo stile, la sincerità è giudicata per l’intensità con la quale ciascuna parte trasmette un’emozione. La cultura russa e greca possono essere utilizzati come esempi di questo stile di comunicazione.
- Alloggio. Questo stile sottolinea l’ambiguità nell’uso del linguaggio, al fine di garantire che il conflitto non “vada fuori controllo”. Quindi mantenere calma e discrezione è essenziale per questo stile così consentire armonia e per contrastare disaccordi interpersonali dannosi tra le parti. Le culture del sud-est asiatico e quella giapponese sono tradizionalmente correlati con l’uso di questo stile di comunicazione.
- Dinamico. Questo stile usa un linguaggio indiretto che viene spesso comunicato attraverso una terza parte intermediaria, mostrando più emozione durante un conflitto. La credibilità di ciascuna delle parti nella controversia è misurata dall’ intensità emotiva. Le culture arabe sono rappresentative di questo stile di comunicazione.
La consapevolezza della nostra disponibilità a relazionarci con gli altri e cercare una soluzione o più soluzioni ai conflitti è un requisito fondamentale.
Gestire i conflitti interculturali
Models of school integration
Organising support within & outside of school
Create community project
Preparing yourself and your class
Supporting specific needs of the new arrivals
Classroom activities to support the migrant students
Support families
Create community project
Preparing yourself and your class
Supporting specific needs of the new arrivals
Classroom activities to support the migrant students
Support families
Lo scopo del corso era mettere in gioco, e in situazioni reali, tecniche e strategie per affrontare l’inserimento di allievi provenienti da altre culture. Ha offerto basi teoriche e contributi di studi sul tema mostrando i fattori determinanti per la gestione della comunicazione interculturale. I conflitti nascono dall’incomprensione dei bisogni.
“L’intercultura, però, è soprattutto la formazione di una nuova forma mentis, post‐etnocentrica, dialogica, aperta all’ascolto e all’incontro, destrutturata rispetto ai suoi pregiudizi, rivolta al meticciamento visto come una risorsa. Tale mentalità è ardua nella sua costituzione e nel suo mantenimento. (…) La forma mentis interculturale, poi, nasce dalla pratica, ha bisogno di pratiche –e pratiche sociali‐ per attivarsi, per decantarsi e rendersi attiva. Pratiche diffuse, capaci di trasformare la stessa comunicazione sociale (…) attivano processi rivolti a creare conoscenza, convivenza e accordo tra soggetti di culture diverse, ma partendo da quel dispositivo, cognitivo ed etico, della mentalità interculturale, che è sì il prodotto di tali pratiche, ma che deve innervarle fin dal loro avvio e certamente sempre orientarle.” (Cambi 2006, 108‐109)
CONCLUSIONI
Il/la operatore/rice che agisce le competenze interculturali:
Ascolta – Ascolta attivamente: mentre ascolta, attiva un dialogo interiore, si pone delle domande su quanto sta accadendo, si chiede come interagire con quanto sta ascoltando, cosa rilanciare, cosa specificare… –
Non si accontenta della prima intuizione o comprensione –
Attiva e supporta la comunicazione e l’interazione comunicativa per ottenere informazioni dirette dai soggetti interessati e/o da altre fonti attendibili/utili per comprendere più a fondo –
Crea un clima emotivo favorevole curando la postura, l’abbigliamento, gli sguardi… –
Gestisce il conflitto interno – Riconosce e controlla le proprie reazioni emotive e viscerali (delusione, rabbia, frustrazione…) –
Osserva e comprende la situazione cercando di cogliere e accogliere i tanti e diversi elementi presenti nel contesto –
Verifica il proprio pensiero e le proprie parole in base ai feed back dell’interlocutore.
Il presente contributo riprende, sintetizza e riformula elementi già presenti in: P. REGGIO, M. SANTERINI (2013) (a cura di), Le competenze interculturali nel lavoro educativo, Carocci, Roma. OPPInformazioni, 123 (2017), 17-28.
“L’intercultura, però, è soprattutto la formazione di una nuova forma mentis, post‐etnocentrica, dialogica, aperta all’ascolto e all’incontro, destrutturata rispetto ai suoi pregiudizi, rivolta al meticciamento visto come una risorsa. Tale mentalità è ardua nella sua costituzione e nel suo mantenimento. (…) La forma mentis interculturale, poi, nasce dalla pratica, ha bisogno di pratiche –e pratiche sociali‐ per attivarsi, per decantarsi e rendersi attiva. Pratiche diffuse, capaci di trasformare la stessa comunicazione sociale (…) attivano processi rivolti a creare conoscenza, convivenza e accordo tra soggetti di culture diverse, ma partendo da quel dispositivo, cognitivo ed etico, della mentalità interculturale, che è sì il prodotto di tali pratiche, ma che deve innervarle fin dal loro avvio e certamente sempre orientarle.” (Cambi 2006, 108‐109)
CONCLUSIONI
Il/la operatore/rice che agisce le competenze interculturali:
Ascolta – Ascolta attivamente: mentre ascolta, attiva un dialogo interiore, si pone delle domande su quanto sta accadendo, si chiede come interagire con quanto sta ascoltando, cosa rilanciare, cosa specificare… –
Non si accontenta della prima intuizione o comprensione –
Attiva e supporta la comunicazione e l’interazione comunicativa per ottenere informazioni dirette dai soggetti interessati e/o da altre fonti attendibili/utili per comprendere più a fondo –
Crea un clima emotivo favorevole curando la postura, l’abbigliamento, gli sguardi… –
Gestisce il conflitto interno – Riconosce e controlla le proprie reazioni emotive e viscerali (delusione, rabbia, frustrazione…) –
Osserva e comprende la situazione cercando di cogliere e accogliere i tanti e diversi elementi presenti nel contesto –
Verifica il proprio pensiero e le proprie parole in base ai feed back dell’interlocutore.
Il presente contributo riprende, sintetizza e riformula elementi già presenti in: P. REGGIO, M. SANTERINI (2013) (a cura di), Le competenze interculturali nel lavoro educativo, Carocci, Roma. OPPInformazioni, 123 (2017), 17-28.